PORTANDO CECCHETTI NEL PROSSIMO SECOLO di Richard Glasstone

Tratto dagli atti del Convegno Civitanova Marche 8-9-10 Aprile 1999

Alle soglie del nuovo millennio, noi devoti del grande patrimonio lasciatoci da Enrico Cecchetti, possiamo guardare indietro con orgoglio a più di un secolo di risultati artistici. Ma possiamo anche guardare avanti verso un futuro ricco di rinnovamento e inventiva originale. Esso, in diverse maniere, riserverà delle cose che Cecchetti stesso probabilmente non avrebbe potuto immaginare, però degli aspetti di questo futuro saranno saldamente basati sui principi importanti dell’insegnamento del Maestro.…. Troppa gente vede lo studio della danza classica in primo luogo come l’apprendimento della tecnica; al danzatore viene insegnato ad usare il proprio corpo come un meccanismo ben oleato. Lo scopo dello studio del lavoro Cecchetti è ben altro. La complessità e la ricchezza di inventiva che si trova nelle legazioni fisse di Cecchetti come nei passi di adagio e d’allegro sono paragonabili ad un tesoro di informazioni coreografiche. Queste legazioni fisse non solo insegnano al ballerino ad avere il controllo della tecnica ma offrono anche un’enorme varietà di idee coreografiche. Il ballerino così acquisisce la consapevolezza fisica di miriadi di nuovi movimenti. La Danza classica sembra veramente diventare molto più verticale e statuaria. I danzatori e i coreografi di oggi tendono a compiacersi nel distorcere la danza classica dominandola con le gambe. Il punto focale dell’attenzione è troppo concentrato sull’aspetto della gamba alzata nello spazio. Questo di solito ha tre conseguenze negative:
a) trascuratezza dell’épaulement;
b) perdita della velocità e dell’abilità di
esecuzione del lavoro complesso dei piedi;
c) e secondo me la cosa più importante è la perdita
di quei piegamenti laterali e slanci di movimento così meravigliosi
da sembrare pericolosi che fanno parte dei passi cecchettiani e
che ritroviamo nelle coreografie di Ashton, così come in
quelle di Merce Cunningham, Michael Clark e Matthew Hawkins.
Questo particolare aspetto dell’insegnamento
di Cecchetti comune anche a tanti danzatori e coreografi contemporanei,
può essere riassunto così: l’abilità
di trovare il centro di equilibrio anche se fuori dall’asse
verticale.

 

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